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Dott.ssa Mariella Enoc, “Prendersi cura e non solo curare: una filosofia di vita”

Martedì 23 gennaio 2024,

presso il Circolo Ricreativo di Vercelli, si è tenuta la conviviale organizzata dal Rotary Club Vercelli in Interclub con il Rotary Club S. Andrea Vercelli-Santhià-Crescentino presieduto da Fabrizio Ruffino, il Rotary Club Viverone Lago presieduto da Antonio Pedrazzoli, il Rotary Club Gattinara presieduto da Tiziano Mestriner e il Rotary Club Novara presieduto da Edoardo Tuccillo. 

La serata conviviale ha avuto come relatore la D.ssa Mariella Enoc e ha ospitato Mons. Stefano Bedello, Vicario della Diocesi di Vercelli, ed è stata presenziata da più di settanta soci dei quattro Club e molte autorità Rotariane.

Il Presidente del Rotary Vercelli Giorgio Rognoni ha letto il curriculum della Dottoressa Enoc e introdotto la figura della manager, che ha operato nel mondo della sanità per più di 50 anni,  ha lasciato da poco la presidenza dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma e a cui la scorsa settimana è stata conferita la laurea ad honoris causa a Vercelli alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Enoc nella sua relazione ha esposto il principio cardine che ha guidato la sua attività con la scelta di mettere la sua professione prima di tutto al servizio degli altri con grande professionalità e umanità. “Curare, ma soprattutto prendersi cura del prossimo lavorando assieme è fondamentale. L’atto della cura diventa tecnico e freddo se compiuto da solo. Ci sono molti modi di aiutare la guarigione del paziente, tra cui quello olistico che consiste nel prendersi in carico TUTTA la persona: sotto l’aspetto fisico, psicologico, culturale e spirituale. È importante anche prendersi cura della famiglia”.

Così Enoc durante la serata ha fatto un excursus generale sulla sanità che sta comunque andando verso un’eccessiva privatizzazione: “Stiamo perdendo di mira la grande ricchezza che è il sistema sanitario nazionale, espressione di solidarietà – ha detto – La deriva è legata alla remunerazione dei capitali investiti: induce a una medicina di velocità e di tecnicismi. Secondo questa deriva non si potrebbe più dedicare tempo alla persona perché se in un’ora si fanno 5 o 6 coreografie il risultato è diverso. Ma io ho deciso che non detterò MAI i tempi da dedicare alle persone. I conti devono tornare in altro modo e non a scapito delle persone che abbiamo davanti. Che si tratti di sanità pubblica, privata o di qualunque altro modello”.

Dunque la cura della persone per Enoc viene prima di tutto: “La sanità che cura, ma non si prende più cura deve fare un grande passaggio culturale, non solo economico”. Fondamentale anche la ricerca, ma non soltanto quella fatta per pubblicare i risultati sulle riviste, soprattutto quella che ha effetto traslazionale: dal letto del malato deve andare veramente al laboratorio di ricerca e i risultati devono tornare indietro su di lui. Quindi la ricerca va valorizzata e remunerata: “Ricorderò sempre un bravissimo giovane che nonostante tutto mi disse «so sempre che dietro una provetta c’è un bambino. Io lo faccio per lui». I giovani hanno delle straordinarie capacità e tanta volontà e vanno giustamente remunerati” ha detto. In questo discorso emerge appunto un unico filo conduttore: il bisogno di una società che si prenda cura l’uno dell’altro. Così Enoc ha ricordato anche che chi non ha realmente necessità di un servizio, può esprimere solidarietà e lasciare che anche gli altri possano avere qualcosa in più dal sistema sanitario nazionale. Facendo un passo indietro per chi non ha gli strumenti e le possibilità, senza godere dei vantaggi dettati dalla propria posizione.

Quindi anche riscoprire il valore di comunità diventa fondamentale: “Dovunque voi siate, ritorniamo a conoscerci tra persone e ritorniamo al buon vicinato. Ritorniamo a quel concetto di medico del territorio che si dedica alle persone. Guardare all’ altro con meno diffidenza è una grandissima avventura”. Dunque ancora una volta “tutti noi – ha sottolineato Enoc – Siamo chiamati a sostenerci. Io credo che questa sia la visione per il futuro se vogliamo permettere che questo Paese continui ad essere il Paese civile che fino ad ora è stato. Ma soprattutto affinché possiamo dare ispirazioni ai giovani, i quali sono disposti a coglierle perché loro ci guardano con tanta attenzione e quando vedono in noi troppi egoismi pensano che sia la strada giusta”. Infine Enoc ha parlato della sua esperienza nei paesi africani: “Abbiamo formato le persone locali e assicuro che oggi sono ottimi medici locali. Abbiamo portato il nostro sapere in modo che fossero loro a prendersi in mano il paese. Ancora una volta è importante prendersi cura del prossimo ed essere solidali al fine di cambiare il mondo. L’importante in qualunque contesto è piantare dei semi perché qualcuno ne faccia un albero”.